Milano ai trenta all’ora? Si dica chiaramente che si vuole una città senza macchine, in cui la mobilità dei cittadini è fortemente penalizzata e ci si assuma la responsabilità di questa scelta, con le conseguenze che comporta.

Una metropoli come Milano deve essere vivibile per i cittadini e per chi ci lavora, e non rispondere a un’idea astratta e ideologica di città. Paralizzarla di fatto con queste norme demagogiche non la renderà né più green né più sicura, esaspererà solo i suoi abitanti e i suoi visitatori. Capisco le buone intenzioni di chi vuole nel 2050 arrivare all’obiettivo zero vittime in incidenti stradali, ed è vero che nell’essere investiti a 50 km all’ora si rischia la vita più che esserlo a 30 km/h, ma – a parte il fatto che se il maggior numero di incidenti si verifica nelle aree urbane, il numero di vittime è superiore sulle strade extraurbane, dove si registra anche il maggior numero di infrazioni per eccesso di velocità – le utopie sono illusioni e fumo gettato negli occhi dei cittadini.

Oppure, per azzerare gli incidenti, vogliamo mettere anche un limite stabilito per legge alla distrazione degli automobilisti? E’ questa infatti (dati Istat e Aci sul 2020) la principale causa di incidenti (16.7%), insieme al mancato rispetto della segnaletica (stop, precedenza, semafori) responsabile del 16.2% degli incidenti. Manovre irregolari e mancato rispetto della distanza di sicurezza causano il 16.2% dei sinistri. L’eccesso di velocità è la causa di del 10% del totale degli incidenti. La mancata precedenza ai pedoni che tentano di attraversare la strada sulle strisce è all’origine di 5.954 incidenti (3,36%), percentuale simile al comportamento scorretto dei pedoni stessi in (5.402 casi). I sostenitori della causa 30 all’ora citano Parigi. In un anno di applicazione del limite la velocità media è diminuita di un km l’ora.

Se vogliamo parlare seriamente di mobilità e sicurezza, parliamone, i facili slogan non aiutano.