Abbiamo votato contro questo provvedimento. Trattandosi di un argomento delicato, che chiama in causa direttamente la vita e la morte dei cittadini e che ha visto le Commissioni Giustizia e Affari Sociali protagoniste di un dialogo importante tra le diverse componenti politiche, voglio elencare i motivi per cui la nostra scelta ci è parsa ragionevole e soprattutto rispettosa della dignità della persona.
Una premessa, più che mai utile in tema di morte volontaria medicalmente assistita. Dobbiamo stare attenti a non stravolgere la scala dei valori su cui si regge una comunità perché le conseguenze non sono prevedibili. Il suicidio e la morte comunque procurata non sono un valore, ma una sconfitta, nel migliore dei casi qualcosa a cui dobbiamo rassegnarci, ma attenzione a trasformare una facoltà in un diritto. Considerare la vita e la morte a nostra totale disposizione rischia di “alleggerirci” dal dovere di solidarietà, assistenza, sostegno, ricerca per le terapie del dolore e delle cure palliative. C’è un’idea di onnipotenza che sta alla base sia di questa richiesta, sia dell’accanimento terapeutico che è spesso all’origine dei casi limite in base ai quali si parla di vita non dignitosa. La conseguenza triste di questo pensiero è la solitudine in cui ogni uomo sofferente viene lasciato.
Per quanto riguarda le ragioni del nostro impegno in commissione, siamo intervenuti nel fitto dialogo che è venuto a crearsi soprattutto in merito a cinque punti per noi fondamentali:
- Le cure palliative, che per noi devono essere una strada a cui il paziente deve accedere prima di chiedere la morte volontaria. Il testo di legge tuttora dà la possibilità al paziente di rifiutare le cure palliative e di accedere alla morte volontaria, una possibilità che per noi rimane non condivisibile.
- L’accompagnamento del paziente: il testo base non prestava la dovuta attenzione all’accompagnamento e al supporto che deve essere garantito al paziente durante tutto l’iter che porta alla morte volontaria medicalmente assistita.
- L’obiezione di coscienza: il testo base non la prevedeva, lanciando un segnale preoccupante verso quello che rimane un baluardo della nostra coscienza civile. Per questo chiedevamo di garantire esplicitamente la libertà per il medico di sollevare obiezione di coscienza e, in questo caso, la nostra proposta di modifica è stata approvata e condivisa da molti.
- I tempi della procedura: esistono termini temporali che rischiano di mettere sotto stress il Comitato per l’etica nella clinica e di non dare al paziente il tempo adeguato. Ma anche sulle tempistiche le nostre proposte non hanno trovato lo spazio che ci auguravamo.
- La gravità della patologia: è un altro punto importante per noi. Il testo che è arrivato alla Camera non parla più di “patologia irreversibile o a prognosi infausta” ma di “patologia irreversibile e a prognosi infausta”; invece di “intollerabili sofferenze psichiche o psicologiche” recita “intollerabili sofferenze psichiche e psicologiche”. Anche questi sono miglioramenti notevoli. Tuttavia altri passaggi rimangono complicati, come quando si parla di “condizione clinica irreversibile”.
In commissione, al netto dei punti che non sono stati accolti dagli altri partiti, abbiamo potuto dialogare migliorando sensibilmente diversi passaggi del testo in esame. Credo che il lavoro portato avanti in quella sede sia una testimonianza chiara del valore delle istituzioni democratiche di questo Paese, che permettono di immergersi in un confronto leale e senza sconti, affrancandosi dalle derive brutali di quesiti referendari che poco hanno a che spartire con la nostra cultura della dignità della persona, della cura dei malati e della difesa della vita. Nel testo che voteremo oggi permangono nondimeno posizioni che non sono per noi condivisibili e che ci hanno convinto a votare contro questo provvedimento.
In particolare, resta innanzitutto troppo vaga la definizione della gravità della patologia. Abbiamo inoltre ripresentato proposte di modifica legate ai tempi della procedura, chiedendo che al Comitato per l’etica nella clinica fossero garantiti almeno sessanta giorni per pronunciarsi sulla richiesta di un paziente. Il testo che voteremo oggi concede al Comitato un massimo di trenta giorni, un termine che rischia di trasformare una delicatissima valutazione sulla persona in una rapida procedura quasi-amministrativa. Da ultimo, rimane problematico il tema dell’accompagnamento del paziente.
Queste sono con serietà e semplicità le ragioni che ci portano a prendere una decisione di cui avvertiamo tutto il peso e l’importanza, come in tutti quei momenti in cui emerge chiaramente la responsabilità del compito che i cittadini ci hanno affidato. Questa responsabilità emerge oggi più chiara che mai, dovendoci esprimere su un tema che tocca da vicino la vita dei nostri cittadini e la sua fine, provocata attraverso una procedura medica. Su questo punto, che per me è il punto, desidero citare le parole pronunciate a inizio febbraio da Papa Francesco: “dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti, la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”.
Per questo, e per i tanti motivi che ho elencato, dichiaro che Noi con l’Italia voterà contro la morte volontaria medicalmente assistita.
On. Maurizio Lupi