Chi mi conosce sa che ho in massimo rispetto la morale, ma sa anche non sono un moralista. Anzi, i moralisti un tanto al chilo mi hanno sempre dato fastidio. Non mi piace quindi fare facili polemiche per accusare di incoerenza chi commette errori.
Ma il caso del senatore #Morra non è una questione etica di quelle su cui i 5 stelle si sono sempre distinti: accusare i politici di corruzione o di richieste di favoritismi. Non è questo che mi ha colpito della sua irruente visita all’ASP di Cosenza: la presunta richiesta di vaccinare i due parenti della moglie. Quello che è grave politicamente è il metodo intimidatorio che Morra ha usato, in virtù della sua carica, sul medico responsabile di quella ASP. L’intimidazione è tratto distintivo dei mafiosi e degli ’ndranghetisti.
Ora, io non sto dicendo che Morra è un mafioso, sto dicendo che un uomo, soprattutto un politico, è il suo stile, e il presidente della commissione Antimafia del Parlamento italiano non può esibirsi in intemerate come quella di cui siamo venuti a conoscenza.
Non è la richiesta del vaccino, è il suo stile e il suo comportamento che sono incompatibili con il ruolo istituzionale che ricopre, e dal quale, in coscienza, dovrebbe dimettersi.