Come è possibile che a ogni segnale di apertura corrisponda nel giro di poche ore una presa di posizione del Comitato tecnico scientifico che drammatizza la situazione e dice che altro che riaprire, bisogna chiudere di più?
Ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi, prima al Senato e poi alla Camera dei deputati, ha detto testualmente: “Mentre la campagna di vaccinazione prosegue è bene cominciare e pensare e a pianificare le riaperture. Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi ma, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua”. C’è molta cautela, ma il segnale è inequivocabile, e non è basato su una vaga speranza ma sul fatto che “stiamo guardando attentamente i dati”.
Bene. Questa mattina leggiamo invece che il #CTS vuole bandire la zona gialla per almeno un altro mese, fino al 3 maggio. Il messaggio che viene fatto filtrare è che gli “scienziati” considerano pericoloso riaprire dopo la Pasqua. Urge un altro mese di quasi #lockdown, in arancione, arancione scuro o rosso.
Delle due l’uno, o #Draghi consulta dei dati diversi da quelli del CTS, o c’è in atto una sfida che non pare solo scientifica giocata sulla pelle degli studenti, delle loro famiglie, degli operatori economici, in nome di un mantra mai dimostrato: prima mettiamo in assoluta sicurezza la salute, poi pensiamo al resto. L’approccio di Draghi sembra diverso: le riaperture vanno pianificate già ora, mentre prosegue la campagna vaccinale, non dopo, dobbiamo farlo “per la salute dei cittadini, per l’istruzione dei nostri figli, e per la ripresa dell’economia”, “per compensare i ritardi di questi mesi” ha detto Draghi.
A chi giova questo continuo controcanto?