Innanzitutto la filosofia che il governo sta portando avanti non ci convince: è a nostro avviso un atteggiamento perdente, paternalistico, rinunciatario e improntato al pessimismo.
Noi crediamo che si debba uscire da questa situazione di catastrofismo e cominciare a pensare che le conseguenze economiche, culturali e di sistema saranno disastrose se continuiamo a mantenere questa logica del lockdown.
Vorrei fare un paragone: in tempi di guerra c’erano i bombardamenti durante i quali ci si rifugiava nelle cantine e nei bunker finché il momento di massimo pericolo non passava. Dopo di che bisognava uscire per procurarsi i beni di prima necessità per la sopravvivenza. Ecco, io credo che la situazione che stiamo vivendo ora sia uguale equivalga al momento in cui, durante il conflitto mondiale, ci si nascondeva nei bunker. Ora però è tempo di uscire.
Purtroppo il covid non intacca solo la salute individuale delle persone ma anche la salute economica del Paese. Non possiamo rassegnarci ad avere un atteggiamento salvifico in attesa che il covid passi e qualche cosa succeda. Noi siamo convinti che si debbano fare dei progetti per il futuro, investimenti nelle opere pubbliche e aperture delle attività produttive.
Attenzione: nelle mie parole non c’è alcun tipo di sentimento negazionista: la scienza fa, ha fatto bene e farà bene il suo dovere.
È ora che anche la politica inizi a farlo. È questo il momento di essere propositivi. Vorrei fare alcune proposte non demagogiche.
È tempo di iniziare ad aprire e smettere con questi continui lockdown. Si parla di aperture che siano governate con norme stringenti, rispetto rigoroso e punendo severamente chi trasgredisce. Ma almeno in questo modo si posso creare le condizioni per una vita quasi normale, fatta di lavori, studio e servizi.
È per questo che proponiamo che le scuole siano aperte, anche in orari diversificati, aprendo le aule anche di pomeriggio e di sera.
Pensiamo a riaprire i centri commerciali anche oltre le h 22 con un accesso scaglionato e un metodo di prenotazione degli accessi tramite app, in modo che sappiamo quanta gente entra all’interno del locale.
Pensiamo ad aprire i ristoranti, che a mio parere, sono i posti meno problematici che ci siano. Lo stesso vale per i bar. Creiamo le condizioni affinché si possa andare a mangiare una pizza o a bere un caffè senza che si creino assembramenti.
Utilizziamo i percettori di reddito di cittadinanza per fare cose buone, per intervenire, per fare delle attività a sostegno della comunità.
Queste sono solo alcune delle richieste che potremmo fare ed essere interessati a portare avanti.”
On.  Renzo Tondo