Il dibattito sulla giustizia in Italia ha sempre visto contrapporsi giustizialismo e garantismo, ma così si è riusciti a comprimere l’aspettativa di giustizia delle vittime dei reati e nello stesso tempo le garanzie dei cittadini sottoposti a procedimento giudiziario. La cosa giusta da fare è che i reati vadano perseguiti e le vittime soddisfatte nella propria domanda di giustizia, ma l’accertamento degli illeciti deve essere a sua volta soggetto a regole cui attenersi scrupolosamente. Il disegno di legge che ci accingiamo a votare va proprio in questa direzione. Servirà anche a decongestionare gli uffici giudiziari e a far sì che le risorse dello Stato possano concentrarsi laddove ce n’è veramente bisogno. E le accuse a questo Governo, di troppo garantismo e di troppo giustizialismo, dimostrano che la via è quella giusta. In quest’ottica, nei casi minori verso beni o persone, è giusto che sia la vittima a scegliere se attivare o meno il procedimento penale. Senza però eccedere nel riservare la esclusiva querela di parte, cosa che potrebbe portare a sacche di impunità. Sicuramente bisogna procedere d’ufficio per tutti i reati per i quali sia contestata l’aggravante del “metodo mafioso” o della finalità di terrorismo o di eversione; o per le lesioni personali se commesse da persona sottoposta a una misura di prevenzione personale, fino ai tre anni successivi al termine della misura stessa; o per l’arresto in flagranza per i delitti procedibili a querela e su quella del giudizio direttissimo e del giudizio direttissimo nel rito monocratico.
Dichiarazione sul disegno di legge sulle norme in materia di procedibilità d’ufficio e di arresto in flagranza.