Se questo decreto è necessario è perché lo schema di rapporti pubblico-privato, così come era stato deciso dal governo Conte, non ha funzionato. E il paradosso oggi è sentire che gli attacchi maggiori arrivano da quel movimento 5Stelle responsabile, tramite l’impostazione di accordi e di patti parasociali a cui si è dovuto rimediare, del lento spegnimento di Ilva, con un socio privato blindato e un governo che non aveva possibilità di reale intervento. Il decreto oggi ristabilisce il giusto equilibrio nei rapporti tra pubblico e privato. Questo dl prevede che in qualsiasi momento lo Stato possa aumentare la sua partecipazione in Acciaierie d’Italia fino alla maggioranza, e molto dipenderà dall’atteggiamento del socio privato che potrà investire se crede nelle potenzialità dell’ex Ilva o comunque chiarire il suo piano, le sue intenzioni. Altro che ‘regalo’ ad Arcelor Mittal, come sosteneva l’opposizione che un regalo rischiava di farlo davvero svendendo l’Ilva o lasciandola spegnersi lentamente. Il dl non è un punto di arrivo ma di ripartenza per far tornare gli stabilimenti italiani ad avere lavoro, commesse da Taranto per quello genovese e per tutte le aziende dell’indotto. Questo decreto prevede che non sia punibile chi agisce rispettando le prescrizioni del piano ambientale e soprattutto bilancia le esigenze di produrre, tutelare l’occupazione, l’ambiente e la salute. Col parere positivo del governo all’odg a mia firma si potranno promuovere ulteriori misure per assicurare attività e commesse dei fornitori di Acciaierie d’Italia, in particolare Sanac, compresi i crediti che vantano nei confronti dell’ex Ilva.

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