La pagina che ci accingiamo a scrivere in quest’Aula è una pagina importante.
Non perché la Commissione Antimafia sia un inedito nel nostro Parlamento. Tutt’altro: questo organismo venne istituito per la prima volta nel lontano 1962, oltre sessant’anni fa. E da allora viene riproposto con una legge all’inizio di ogni legislatura.
Credo che però questa volta l’atto che stiamo compiendo e l’iniziativa che stiamo assumendo rivestano un significato particolare. Perché stiamo dimostrando, onorevoli colleghi, che anche in una stagione nella quale grazie al voto dei cittadini le ragioni della politica e una cristallina chiarezza di schieramenti si affermano su schemi di altra natura, la politica sa che ci sono momenti in cui ci si deve unire.
E oggi è uno di quei momenti.
La seconda ragione che rende questa giornata importante è il frangente in cui cade.
E’ stato appena assicurato alla giustizia un latitante di primissimo piano, il boss dei boss, il capo di Cosa Nostra.
Abbiamo letto in questi giorni ogni tipo di insinuazioni, dietrologie, commenti da bar di chi dietro una tastiera non prova vergogna a infangare il lavoro degli uomini e delle donne dello Stato che hanno reso possibile questo straordinario risultato.
Ecco, a quelle donne e a quegli uomini oggi il Parlamento sta dicendo: noi ci siamo, noi non abbassiamo la guardia.
Presidente, colleghi, sempre a proposito di retrospezione e di contestualizzazione.
La storia della Commissione Antimafia è fatta di pagine luminose e di pagine controverse. E’ costellata da momenti nei quali il Parlamento, attraverso questo organismo e le sue competenze, ha preso parte in maniera importante allo sforzo corale delle istituzioni statuali nel contrasto alla criminalità organizzata e alle sue forme e ramificazioni sempre più insidiose. Ed è stata anche talvolta segnata, purtroppo, da vicende poco edificanti che hanno visto la Commissione strumentalizzata e utilizzata impropriamente a fini scandalistici quando non proprio di inquinamento del dibattito pubblico.
In questa legislatura, che da tanti punti di vista è innovativa, e da tanti altri segna il ritorno a una fisiologia politico-democratica della quale da tempo si avvertiva la mancanza, la Commissione Antimafia sarà ricondotta alla sua storia di organismo serio e rigoroso, alla sua mission, al suo grande rilievo istituzionale.
E il fatto che la coalizione che rappresenta la maggioranza nelle Aule parlamentari abbia già dimostrato di essere fermissima nella lotta alla mafia, determinata nel garantire agli apparati dello Stato gli strumenti normativi necessari per contrastare con efficacia la criminalità, e al tempo stesso consapevole dell’importanza delle regole e del rigore nelle procedure, è in tal senso di buon auspicio.
E a proposito di compagini e coalizioni parlamentari, signor Presidente, mi lasci ringraziare i colleghi per la sensibilità dimostrata nei confronti della necessità che tutti i gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica fossero rappresentati nella Commissione.
Si tratta di una garanzia di funzionalità per questo tipo di organismi e anche di un esempio di corretta interpretazione dei princìpi della democrazia rappresentativa.
Onorevoli colleghi, non siamo in un momento qualsiasi nella storia del nostro Paese. E il lavoro che attende l’organismo la cui istituzione ci accingiamo ad approvare è per questo particolarmente significativo. La doppia crisi causata dalla pandemia prima, e dall’emergenza internazionale poi, ha moltiplicato le sacche di disagio. E sappiamo bene che è proprio nelle sacche di disagio che si annidano piaghe come quella dell’usura.
E ancora. La moltiplicazione degli interscambi economici e commerciali in un mondo che vede progressivamente abbattersi le barriere dei mercati ha contribuito in misura considerevole a incrementare la ramificazione delle organizzazioni criminali italiane all’estero e delle mafie straniere in Italia. Un fenomeno, questo, al quale la legge istitutiva della Commissione ha inteso dedicare una specifica attenzione, sia nel suo complesso che con riferimento alle singole organizzazioni e alle loro specificità operative e di contesto territoriale.
Non vi è dubbio, inoltre, che i programmi di ripresa socio-economica attivati dalle istituzioni nazionali e soprattutto sovranazionali, con l’immediata iniezione di ingenti risorse e considerevoli quantità di denaro da destinare a bandi e progetti per rispondere alle crisi di questi anni, abbiano imposto un ulteriore innalzamento del livello di guardia.
Perché oggi la mafia è anche una mafia economica.
C’è insomma tanto da lavorare. Proprio nel momento nel quale il Paese si sta rialzando, nel momento in cui l’uscita dal tunnel appare più prossima, è particolarmente avvertita l’esigenza di mettere al riparo il sistema arterioso e venoso dell’Italia dall’attacco delle tossine che possono intossicarne la vitalità.
E riteniamo che sia un buon segnale che anche in questa legislatura le forze politiche abbiano dato prova dell’univoca determinazione di rinnovare e ricostituire una Commissione che davvero può dare un importante apporto.Non si tratta ovviamente di sostituirsi alla magistratura o alle forze dell’ordine. Si tratta, piuttosto, di contribuire a uno sforzo comune con le attribuzioni proprie delle assemblee rappresentative.
E dunque, nel caso specifico, di fornire attraverso un’opera di ricognizione e di approfondimento un quadro conoscitivo importante sulla congruità della legislazione vigente e della sua applicazione; sui caratteri dei vecchi e dei nuovi fenomeni e sulla loro pervasività; sulla dimensione patrimoniale delle organizzazioni criminali e sulle loro ramificazioni territoriali; sulle connessioni con i grandi traffici internazionali – a cominciare da quello di stupefacenti – e con fenomeni come l’usura, l’estorsione e il riciclaggio; sul tentativo di penetrare nel sistema degli appalti pubblici e di appropriarsi indebitamente di risorse spesso molto ingenti.
Come detto poc’anzi, per assicurare l’efficacia degli strumenti di prevenzione e repressione bisogna essere in grado di fronteggiare fenomeni mafiosi di importazione che presentano fra loro sensibili differenze. Per questo, nell’analisi della penetrazione delle mafie straniere nei nostri confini, sarà importante individuarne le peculiari modalità operative e di insediamento.
Perché a fenomeni diversi devono corrispondere strumenti mirati di contrasto, e sicuramente la Commissione potrà essere di aiuto affinché l’ordinamento sia dotato della normativa più efficace e aggiornata.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la necessaria vigilanza per preservare questo sforzo immane da ogni tentativo di infiltrazione.
Nell’annunciare il voto favorevole di “Noi Moderati” alla istituzione di questo organismo parlamentare storico e sempre nuovo, intendiamo insomma sottolineare l’entità e l’importanza delle sfide che lo attendono.
Il governo e la maggioranza hanno inaugurato la legislatura dando alcuni segnali chiari a sostegno della lotta alla mafia sul piano normativo e operativo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa determinazione dovrà segnare anche gli anni a venire, e siamo qui oggi per dimostrare che il Parlamento è pronto a dare il proprio contributo.